25 febbraio 2020. Tutti i gradi del Polo Scolastico delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Livorno (Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° grado) hanno vissuto una giornata di festa in occasione del martedì grasso. In un tempo che vede ciascuno carico di preoccupazione per quanto sta avvenendo nel mondo, la nostra giornata di festa […]

25 febbraio 2020. Tutti i gradi del Polo Scolastico delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Livorno (Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° grado) hanno vissuto una giornata di festa in occasione del martedì grasso. In un tempo che vede ciascuno carico di preoccupazione per quanto sta avvenendo nel mondo, la nostra giornata di festa potrebbe sembrare contro testimoniante.

Una scelta, quella di far festa! Sì: si è trattato di una scelta pensata, meditata, condivisa, perché in fondo, noi, che abbiamo fatto nostra (con cammini diversificati) la spiritualità salesiana, “siamo gente di festa”! E così abbiamo dato vita ad una mattinata di colore, di gioco, di danze, di spensieratezza, di felicità.

La spiritualità salesiana è chiaramente una spiritualità della festa. Ai giovani del suo tempo don Bosco ha presentato la vita come festa e ha fatto sperimentare la fede come felicità. La felicità, la gioia, l’allegria, la festa sono elementi tipici della spiritualità giovanile salesiana. La musica, il teatro, le gite, il gioco, lo sport, la quotidiana letizia di un cortile salesiano sono stati sempre al centro delle preoccupazioni educative di Don Bosco.

Don Bosco da una parte ha intuito il grande valore educativo della festa e ha voluto che l’allegria ed il canto, come l’amicizia e lo scherzo non mancassero mai nella sua casa; dall’altra ha compreso che la festa è un fatto spirituale, cioè un luogo in cui si dichiara con forza che la vita intera è nelle mani di Dio. La festa è un momento privilegiato di crescita educativa perché impegna su tutti i piani: si intensificano i rapporti interpersonali, aumenta la collaborazione e corresponsabilità, in quanto tutti si sentono protagonisti; si esprimono potenzialità inespresse, capacità inedite, ci si rivela nel profondo di se stessi con le proprie risorse di creatività e autenticità.

Vivere la festa non impedisce di prendere parte alle tensioni dell’oggi. “Solo per chi è capace di essere contento, le proprie ed altrui sofferenze divengono dolore. Chi può ridere può anche piangere. Chi ha speranza diventa capace di sopportare il mondo ed essere triste. Là dove si è fatto sentire il soffio della libertà incominciano a fare male le catene. La festa allora non è il contrario dell’impegno, ma l’unico vero luogo in cui si genera un impegno a lungo termine, un impegno che si radica in una fede umana e cristiana” (J. Moltmann).

Oggi più che mai il nostro far festa ha voluto essere un segno: festa è sentirsi parte viva di una «grande speranza» che non è soltanto speranza nel mondo e nell’uomo, ma in quei «cieli nuovi e terra nuova» (il paradiso) che attendono ogni uomo di buona volontà e che sono dono di Dio.

Matteo Pantani

 

Bibliografia: “Un manifesto per la Spiritualità Giovanile Salesiana”, da Note di Pastorale Giovanile, 1982-1-65