Formazione Docenti

“Riscoprire e vivere la presenza educativa nello stile del Sistema Preventivo” è il titolo dell’incontro di formazione per i docenti del Polo Scolastico FMA di Livorno che si è svolto online mercoledì 13 aprile 2022. Relatrice Sr Piera Ruffinatto FMA, Preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”.

Il tema trattato risulta più che mai attuale in tempo di post-pandemia, vista l’urgenza di riscoprire il valore pedagogico dell’essere in mezzo ai ragazzi, dello stare con loro, dell’essere presenza educativa tra i giovani ed i bambini; questa tematica si colloca inoltre nel solco del Capitolo Generale XXIV (che le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno celebrato nello scorso autunno), che ha rafforzato l’impegno di riscoprire la nostra presenza di educatori salesiani.

Sr Piera ha introdotto la riflessione ponendo l’accento sull’agire educativo che vede in parallelo le prospettive ideali (potremmo dire i “piani” che ciascun educatore fa per i propri educandi) e la situazione reale (ciò che l’educando è, il reale, il “qui” ed “ora”); nell’equilibrio tra queste due aree, ha asserito sr Piera, sta la realtà. L’ideale ha la funzione di provocare, è l’elemento trasformatore del reale.

Alla base di tutto sta la relazione; non è infatti – ha detto sr Piera – sapendo cose in più sul ragazzo che lo si educa meglio, ma instaurando una relazione significativa con lui; ed ecco che per parlare di ideale e reale, la relatrice ha analizzato la lettera del 1884 che Don Bosco scrive da Roma. In un’accurata analisi, sr Piera ha posto in parallelo l’Oratorio delle origini (prima del 1870) e quello del tempo in cui don Bosco scrive per aiutare i docenti a riflettere su quali siano i punti di forza e di debolezza del nostro ambiente educativo oggi.

Per passare dall’ideale al reale, la relatrice ha presentato tre incontri che don Bosco ha fatto con altrettante figure emblematiche: Giovanni Cagliero, Domenico Savio e Michele Magone. La lettura delle prassi, degli atteggiamenti, delle parole utilizzate da don Bosco è servita per evidenziare alcune buone prassi pedagogiche:
– raggiungere i ragazzi nel loro qui ed ora
– acquisire uno sguardo sottile che coglie talenti ed è orientativo
– entrare in sintonia, ascoltare, conoscere.

I lavori di gruppo hanno dato modo a tutti di condividere riflessioni in bilico tra ideale e reale, su cui sarà necessario ritornare per non lasciare perdere la ricchezza di quanto emerso. La conclusione di sr Piera ha delineato due percorsi per educarci alle relazione; queste le linee:
– imparare ad ascoltare per realizzare prossimità
– utilizzare la parola come via per realizzare percorsi ragionevoli ed amorevoli.

Grazie a sr Piera Ruffinatto, non solo per i contenuti offerti con competenza e professionalità, ma anche e soprattutto per il tempo dedicatoci con familiarità e con il sorriso.

Matteo Pantani

Ripartire da Don Bosco

Il Sistema preventivo di Don Bosco, è stato il tema del Sabato mattina 18 Settembre, momento offerto a tutti i docenti del Polo Scolastico Salesiano di Livorno, tempo che ciascun educatore, maestro e professore, parte della comunità educante, ha dedicato
all’ ascolto e alla condivisione di quanto caratterizza la spiritualità del Santo educatore, lasciata in eredità ai suoi figli.

Il cammino dell’ anno scolastico appena intrapreso vedrà ciascuno impegnato al fianco dei bambini, dei ragazzi e delle famiglie che hanno scelto la nostra opera come scuola e casa salesiana in cui crescere, per essere persone capaci di amare, pensare e scegliere; perciò è stata un’opportunità ripartire da Don Bosco, padre e maestro, che ci ricorda la preziosità dell’ arte di educare l’uomo nella sua integrità, affinché possa vivere nella gioia la propria vocazione.

Il lavoro insieme ci ha ricordato la grandezza della missione alla quale ciascuno di noi è stato chiamato: offrire cuore, ambiente, tempo e condizioni affinché ogni giovane possa essere generato dalla relazione educativa, potendo fidarsi di adulti che vedano in loro il bene, li aiutino a coltivare le loro potenzialità e valorizzino i loro desideri di crescita, attraverso una progettualità che pone la persona al centro.

Ci auguriamo vicendevolmente di educare con passione, narrando con la nostra vita che si può essere felici nel tempo e nell’eternità come diceva San Giovanni Bosco.

Suor Martina Gaiani

Istruire ed educare nella Scuola Salesiana

Tutti devono avere la possibilità di andare a scuola perché tutti hanno il bisogno e il diritto di istruirsi e di dedicare parte della propria vita a costruire, passo dopo passo, quel bagaglio di conoscenze necessarie per divenire membri attivi della collettività. Ma l’istruire, termine che deriva dal latino in-struere, ossia l’inserire all’interno della persona un contenuto scibile, è ben poca cosa se non è accompagnato, in un perfetto e proficuo dialogo, dall’educare. Questo termine, anch’esso derivato dal latino e precisamente da ex-ducere (ossia il trarre fuori dal di dentro di una persona una capacità, una potenzialità o un tratto caratteriale) è un concetto germano dell’istruire. Dov’è l’uno vi deve essere anche l’altro, se si vuole che la formazione scolastica debba essere conseguita in tutta la sua completezza.

Ciò era ben chiaro a Don Bosco, il quale, seguendo gli insegnamenti di Francesco di Sales in tema di paideutica, decise di fondare l’Oratorio. Questo era uno spazio in cui i ragazzi, vivendo giorno dopo giorno esperienze istruttive ed educative, scoprivano il loro modo di essere al mondo.

Con Don Bosco la formazione scolastica si è trasformata in una dimensione in cui la familiarità e la confidenza, mostrate dall’educatore nei confronti dei suoi studenti, hanno permesso di condurre ciascun ragazzo lungo un proficuo percorso educativo, determinando così la frattura di quella barriera di diffidenza che spesso si registra nel contesto della vita scolastica. Per Don Bosco, infatti, il cuore pulsante della vita della sua scuola non sono i libri e i docenti, bensì, gli alunni stessi. Sono quest’ultimi i veri protagonisti, i veri attori sul palcoscenico, i quali ogni giorno, seguendo le linee di una spiritualità non di alta caratura intellettuale e puramente teorica, ma quotidiana, umile, semplice e diretta, sono condotti a scoprire da soli chi essi sono veramente e a maturare il corretto modo di comportarsi nella relazione con gli altri.

Le scuole salesiane, che proprio da Francesco di Sales derivano il nome, poggiano, pertanto, sui pilastri di un Umanesimo Cristiano, per mezzo del quale la dimensione profondamente e sinceramente religiosa di un legame forte e intenso con un Dio, che ci ha fatto dono della vita e della ragione, si unisce e fonde con l’attenzione e l’interesse verso la dimensione sociale, politica ed etica dell’uomo. Don Bosco parlava infatti dell’educatore come di una funzione civile a tutti gli effetti, il cui compito primiero è far maturare studenti che possano essere un domani “utili cittadini”. E a tal riguardo in un suo piccolo e conciso ma denso scritto, Il sistema preventivo nell’educazione della gioventù, egli descrisse il suo modello educativo, denominato appunto sistema preventivo. Attraverso esso, egli mirava a un obiettivo, semplice nella sua definizione ma estremamente difficile nella sua attuazione: sottrarre alla vita della strada i ragazzi, curandoli sotto il profilo spirituale, psicologico e intellettuale, mirando così a prevenire il disordine nella società. Ai suoi occhi, ogni giovane è un unicum, il quale dotato di abilità, energie e capacità e nello stesso tempo bloccato da difficoltà, insicurezze e paure, deve essere supportato, guidato ed educato. Aiutando così il ragazzo a trarre fuori dalla sua anima le prime, e a eliminare le seconde, egli lo guidava nel trovare il proprio “punto accessibile al bene”.

Per riuscire nell’intento di essere non solo una guida intellettuale ma anche educativa e quindi una figura degna di fiducia, l’educatore salesiano deve aver presente i fondamenti di questo sistema preventivo:
-La ragione, ossia credere che per mezzo di questo dono di Dio l’uomo possa essere in grado di apprendere e decidere nella e della propria vita.
Religione, ossia sentimento spirituale e visione del mondo e della vita, che supporta l’uomo nei momenti di difficoltà e che gli permette di orientarsi verso il bene.
Amorevolezza, che è il fondamento di ogni vera azione educativa, perché nell’entità dell’amore è presente in germe la volontà del creare, del costruire e del donare la vita.
Fiducia nell’educazione, perché è lo strumento che l’uomo possiede per creare una società ordinata e posta su saldi principi.
Ottimismo, perché ricordiamo che per Don Bosco “ogni ragazzo possiede un punto accessibile al bene”.
Amicizia, poiché essa condivide con l’amore quella forza che lega gli esseri umani e permette di rinsaldare le basi della società.
-Il gioco, non identificabile solo come semplice svago ma come mezzo per cementare ulteriormente il senso di fratellanza e allegria, condivisa negli spazi aperti del cortile e del giardino.

La scuola salesiana è, quindi, una casa che accoglie, una parrocchia che evangelizza, una scuola che si occupa di avviare alla vita. Questo è quanto hanno condiviso e riflettuto i docenti del Polo Scolastico FMA di Livorno nella giornata formativa del 18 settembre 2021.

Francesco P. M. Del Monaco