Caro don Ángel, accomodati, sei a Casa!

Don Bosco posò il suo piede a Livorno, nel 1858, arrivando dal mare. E fu la prima volta che toccò terra toscana. Ci vollero un po’ di anni, ma, finalmente, nel 1898 arrivarono i Salesiani a iniziare la loro opera fra i giovani livornesi e, poco dopo, le Figlie di Maria Ausiliatrice. Dal 1898 ad oggi… 125 anni di presenza viva e carismatica! Per celebrare questo specialissimo anniversario, don Bosco stesso è tornato in mezzo a noi, nella persona del suo decimo successore, don Ángel Fernández Artime.

Il 27 e 28 maggio, insieme ai Salesiani e a tutta la Famiglia Salesiana, come Polo Scolastico Salesiano delle FMA lo abbiamo accolto con gioia e abbiamo gustato la sua familiarità, la sua semplicità nell’incontrare grandi e piccoli e la sua disponibilità a farsi coinvolgere, come uno che da sempre è “di casa”.

Sabato è arrivato anche lui – come don Bosco – dal mare: lo abbiamo atteso alla Fortezza Vecchia e abbiamo fatto festa tutti insieme. Le autorità civili e religiose hanno salutato don Ángel, gli animatori dell’Oratorio don Bosco hanno guidato i balli, i bambini del Polo hanno cantato, gli animatori dell’Oratorio Mondo Giovane hanno raccontato di Domenico Savio e di come don Bosco gli abbia indicato la via della Santità. Alcuni giovani hanno dialogato con lui a proposito della Felicità, quella stessa che don Bosco desiderava per i suoi ragazzi, nel tempo e nell’eternità. In serata la festa è continuata al Cinema Teatro Salesiani con uno spettacolo che ha coinvolto bambini e ragazzi dell’Oratorio e della Scuola.

Domenica il Rettor Maggiore ha visitato la comunità FMA di Santo Spirito e poi a Maria Ausiliatrice una rappresentanza della Comunità Educante del Polo. A Sara Merlo – Coordinatrice Didattica della Scuola – ha chiesto: “Come fai a fare tutto questo?”. Lei ha risposto con un sorriso e lui ha concluso: “Ecco, proprio così, con il sorriso!”. Ci siamo poi ritrovati in Parrocchia, per la celebrazione eucaristica, proprio nella Domenica di Pentecoste. Un particolare segno di comunione è stato il coro “allargato”, con anche i bambini e i ragazzi della Scuola. Nell’omelia don Ángel ci ha detto che si è sentito “comodo” tra di noi, come ci si sente a casa, come ci si deve sentire in ogni casa salesiana, in qualsiasi parte del mondo. Dopo la messa, pranzo comunitario – 220 persone – preparato dai giovani allievi del Ciofs Fp Toscana che, guidati dai loro docenti, hanno stupito tutti per l’impegno e la bravura.

Prima di ripartire per Roma, il Rettor Maggiore ha preso parte al momento di animazione preparato dai giovani delle superiori, non dicendo mai no a una parola, a un abbraccio, a una foto. Sono stati due giorni preparati con cura e con la collaborazione di tanti e che lasciano in noi “un’impronta” ben marcata di don Bosco e della bellezza del carisma che ci è stato dato in dono. Siamo contenti che don Ángel si sia sentito “comodo” qui con noi. Questo ci dà la speranza che anche don Bosco si senta ancora, dopo tanti anni, a Casa qui a Livorno!

Sr Carmen Rasori

La famiglia: luogo in cui la Pasqua si rinnova nell’amore

Un incontro semplice e familiare, anche se condotto online, quello realizzato da Polo Scolastico FMA di Livorno in preparazione alla Pasqua e rivolto a genitori e Docenti lunedì 11 aprile 2022. Il tema trattato da don Simone Calvano SdB, Parroco della Parrocchia del “Sacro Cuore” ha posto al centro proprio “La famiglia: luogo in cui la Pasqua si rinnova nell’amore” (sotto l’articolo il video della diretta).

Don Simone ha aperto e guidato la riflessione con il brano evangelico della lavanda dei piedi. Tra i tanti stimoli ricevuti, uno tra tutti ha animato poi il dialogo: il servizio. Gesù serve e i discepoli si lasciano servire; è in famiglia, in particolare a tavola, in cui si cresce nell’atteggiamento del servizio, dell’amore che oltre tutto vuole il bene dell’altro; ma è anche il luogo in cui si impara a lasciarsi servire. A volte sembra più semplice servire, agire, dedicarsi nell’immediatezza a fornire risposte, ma quanto è importante lasciarsi servire, accogliere i gesti che l’altro fa per il nostro bene, anche quando magari non vorremmo!

Grazie a chi ha pensato questo momento e grazie a don Simone, che con amore fraterno ha accompagnato il nostro cammino in preparazione alla Pasqua.

Matteo Pantani

Istruire ed educare nella Scuola Salesiana

Tutti devono avere la possibilità di andare a scuola perché tutti hanno il bisogno e il diritto di istruirsi e di dedicare parte della propria vita a costruire, passo dopo passo, quel bagaglio di conoscenze necessarie per divenire membri attivi della collettività. Ma l’istruire, termine che deriva dal latino in-struere, ossia l’inserire all’interno della persona un contenuto scibile, è ben poca cosa se non è accompagnato, in un perfetto e proficuo dialogo, dall’educare. Questo termine, anch’esso derivato dal latino e precisamente da ex-ducere (ossia il trarre fuori dal di dentro di una persona una capacità, una potenzialità o un tratto caratteriale) è un concetto germano dell’istruire. Dov’è l’uno vi deve essere anche l’altro, se si vuole che la formazione scolastica debba essere conseguita in tutta la sua completezza.

Ciò era ben chiaro a Don Bosco, il quale, seguendo gli insegnamenti di Francesco di Sales in tema di paideutica, decise di fondare l’Oratorio. Questo era uno spazio in cui i ragazzi, vivendo giorno dopo giorno esperienze istruttive ed educative, scoprivano il loro modo di essere al mondo.

Con Don Bosco la formazione scolastica si è trasformata in una dimensione in cui la familiarità e la confidenza, mostrate dall’educatore nei confronti dei suoi studenti, hanno permesso di condurre ciascun ragazzo lungo un proficuo percorso educativo, determinando così la frattura di quella barriera di diffidenza che spesso si registra nel contesto della vita scolastica. Per Don Bosco, infatti, il cuore pulsante della vita della sua scuola non sono i libri e i docenti, bensì, gli alunni stessi. Sono quest’ultimi i veri protagonisti, i veri attori sul palcoscenico, i quali ogni giorno, seguendo le linee di una spiritualità non di alta caratura intellettuale e puramente teorica, ma quotidiana, umile, semplice e diretta, sono condotti a scoprire da soli chi essi sono veramente e a maturare il corretto modo di comportarsi nella relazione con gli altri.

Le scuole salesiane, che proprio da Francesco di Sales derivano il nome, poggiano, pertanto, sui pilastri di un Umanesimo Cristiano, per mezzo del quale la dimensione profondamente e sinceramente religiosa di un legame forte e intenso con un Dio, che ci ha fatto dono della vita e della ragione, si unisce e fonde con l’attenzione e l’interesse verso la dimensione sociale, politica ed etica dell’uomo. Don Bosco parlava infatti dell’educatore come di una funzione civile a tutti gli effetti, il cui compito primiero è far maturare studenti che possano essere un domani “utili cittadini”. E a tal riguardo in un suo piccolo e conciso ma denso scritto, Il sistema preventivo nell’educazione della gioventù, egli descrisse il suo modello educativo, denominato appunto sistema preventivo. Attraverso esso, egli mirava a un obiettivo, semplice nella sua definizione ma estremamente difficile nella sua attuazione: sottrarre alla vita della strada i ragazzi, curandoli sotto il profilo spirituale, psicologico e intellettuale, mirando così a prevenire il disordine nella società. Ai suoi occhi, ogni giovane è un unicum, il quale dotato di abilità, energie e capacità e nello stesso tempo bloccato da difficoltà, insicurezze e paure, deve essere supportato, guidato ed educato. Aiutando così il ragazzo a trarre fuori dalla sua anima le prime, e a eliminare le seconde, egli lo guidava nel trovare il proprio “punto accessibile al bene”.

Per riuscire nell’intento di essere non solo una guida intellettuale ma anche educativa e quindi una figura degna di fiducia, l’educatore salesiano deve aver presente i fondamenti di questo sistema preventivo:
-La ragione, ossia credere che per mezzo di questo dono di Dio l’uomo possa essere in grado di apprendere e decidere nella e della propria vita.
Religione, ossia sentimento spirituale e visione del mondo e della vita, che supporta l’uomo nei momenti di difficoltà e che gli permette di orientarsi verso il bene.
Amorevolezza, che è il fondamento di ogni vera azione educativa, perché nell’entità dell’amore è presente in germe la volontà del creare, del costruire e del donare la vita.
Fiducia nell’educazione, perché è lo strumento che l’uomo possiede per creare una società ordinata e posta su saldi principi.
Ottimismo, perché ricordiamo che per Don Bosco “ogni ragazzo possiede un punto accessibile al bene”.
Amicizia, poiché essa condivide con l’amore quella forza che lega gli esseri umani e permette di rinsaldare le basi della società.
-Il gioco, non identificabile solo come semplice svago ma come mezzo per cementare ulteriormente il senso di fratellanza e allegria, condivisa negli spazi aperti del cortile e del giardino.

La scuola salesiana è, quindi, una casa che accoglie, una parrocchia che evangelizza, una scuola che si occupa di avviare alla vita. Questo è quanto hanno condiviso e riflettuto i docenti del Polo Scolastico FMA di Livorno nella giornata formativa del 18 settembre 2021.

Francesco P. M. Del Monaco